La Casata

Quest’illustre e antica casata si affermò positivamente durante i lunghi e gloriosi secoli della sua storia, per l’opera infaticabile ed assidua dei suoi figli minori che sempre si adoperarono per rendere il loro glorioso cognome meritevole degli onori e della stima dei concittadini e della patria.

Secondo l’Autorevole V.Cappellari la famiglia Secchi discende dal sangue dei Goti, cioè da quel Rachimiro soprannominato il Secco, il quale per il suo grande valore fu creato Patrizio romano dall’Imperatore Severo e insignito della carica di Vicario dell’Impero in Italia.

Va ricordato che nelle antiche trascrizioni latine i cognomi venivano declinati nel numero, ossia, a seconda che si scrivesse di uno o più componenti la stessa casata “gens” Secco era il singolo maschio appartenente alla famiglia, Secchi erano tutti i maschi appartenenti alla stessa e per Secca si poteva intendere una femmina o l’intera casata; precisiamo altresì che le particelle antecedenti il cognome “dei”, “della”, “dei”, “del”, (usate indifferentemente a seconda della moda del tempo), hanno carattere patronimico o toponimico e cioè vogliono dire: “figlio di”, “proveniente da”, ecc. e di conseguenza sono ininfluenti ai fini della ricerca storico araldica.

Dal nipote Augustolo stabilitosi a Caravaggio, nel bergamasco, discese tutta la stirpe Secchi, quali i Secco di Caravaggio, quelli di Aragona, i Secco Borella dal nome del contado dell’ex Regno di Napoli e i Secco Suardo. Tra i nobili di Milano ebbero certamente un posto di rilievo, ma si distinsero in altre numerose città italiane. Giovanni visse ai tempi della prima Crociata e da suo figlio Giacomo nacquero Alberto, Vescovo di Utica e Cervato, feudatario valvassore. Si imparentarono con famiglie sovrane, quali i Gonzaga, i Visconti, i Doria, i Comneno di Costantinopoli, i Pietrasanta e i Trivulzio.

Attraverso i secoli diedero alla patria venti giureconsulti (Soccino, 1560), dottori in lettere, tre Cavalieri di Malta e otto Cavalieri aurati (Giacomo 1483); cinque Podestà , Senatori (Marc’Antonio, 1513), Governatori, Prefetti, capitani di giustizia (Nicolò , 1548), Ambasciatori (Francesco, 1523), e inoltre quattro Protonotari (Bartolomeo 1470), e un generale dell’ordine dei Domenicani. I Secco furono iscritti al patriziato milanese e di cinque altre città, ebbero la nobiltà del Sacro Romano impero e l’investitura di dieci feudi ereditati. Fermo, fu caro ai Visconti che lo fecero castellano e governatore.

Fu il capostipite dei Secco Comneno. Francesco fu creato Cavaliere nel 1452 e si distinse l’anno dopo riconquistando per Francesco Sforza, il territorio della Gera d’Adda, caduta in mano dei veneziani. Nel 1483 il duca di Calabria Alfonso d’Aragona per dimostrargli la sua alta considerazione lo aggrego’ alla sua famiglia concedendo a lui e ai suoi discendenti il diritto di portare il regale nome d’Aragona. A causa di una trama segreta da lui ordita per impossessarsi del potere, fu costretto a fuggire in Toscana, dove servi’ questa repubblica contro i senesi. La famiglia che e’ ascritta al Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, alzo’ l’Arme così descritta: inquartato: nel I partito: a) fasciato d’argento e di rosso 8 pezzi (Ungheria ); b) d’azzurro gigliato d’oro (Angiò); nei II partito: a) d’argento alla croce potenziata d’oro accantonata da 4 croci dello stesso ( Gerusalemme ); b) d’oro a 4 pali di rosso (Aragona); nel terzo d’argento a tre fasce di rosso; nel IV al cavaliere armato di tutte pezze, trottante al naturale col pennacchio di rosso con due scudetti d’oro al leon nero, tenente un pennoncino carico di un leone di nero, il cavallo coperto di qualdrappa d’oro a sei leoni illeopardidi, 2, 2, 2; sul tutto d’argento al leone rampante di rosso, coronato d’oro tenente una spada al naturale e attraversato da una banda d’azzurro caricata di tre rose d’argento (Secco).

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